Dal crollo del muro di Berlino ad oggi, il mondo è diventato né più giusto, né più pacifico né più sicuro.
Cercare di capire quale sia la situazione attuale, e quali le opzioni concrete sul tappeto, è forse un modo per cominciare a venire fuori dall’incubo in cui siamo piombati.
Per avere la pace domani, bisogna fare giustizia oggi.
Il presupposto per cancellare o ridurre le tensioni internazionali, le guerre, lo stesso terrorismo è l’eliminazione degli squilibri economici fra aree diverse del pianeta.
La lotta contro la povertà non è solo un imperativo “umanitario” ma è il modo più efficace per disinnescare il potenziale distruttivo alimentato dalla disperazione. Se si vuole un mondo più sicuro, è indispensabile adoperarsi perché sia più giusto; se si vuole la pace, ben più incisiva rispetto allo strumento della guerra preventiva è la rimozione delle catene della miseria in cui versano centinaia di milioni di esseri umani.
“Il terrorismo è la ‘risposta’ al processo di trasformazione nella morfologia della guerra. Coincide col tentativo di ristabilire, almeno parzialmente, la simmetria infranta dalla tecnologizzazione della guerra”.
Partecipano all’incontro: UMBERTO CURI, ILARIA CAPUA, LUCA ROMANO.